Lo smart working o lavoro agile è da molti anni una realtà per moltissime aziende e ha favorito enormemente la mobilità delle persone: addio posto fisso alla propria scrivania, il luogo di lavoro diventa qualunque posto dotato di una connessione ad internet.
Oggi, l’emergenza Coronavirus ha imposto a molte aziende di riorganizzare i propri modelli lavorativi, introducendo in pochissimo tempo lo smart working.
Questa nuova metodologia sta agevolando dipendenti e aziende nel lavoro a distanza, ma allo stesso tempo aumentano i rischi informatici e minacce per la privacy causate da uno smart working “improvvisato“. Infatti, a seguito dell’allerta mondiale, è stato riscontrato un aumento di campagne di spam/phishing con conseguente diffusione malware allo scopo di rubare dati sensibili e denaro.
Un pc ben collegato non rende il lavoro da casa un vero smart working, possiamo nella maggior parte dei casi definirlo telelavoro. Il lavoro agile è un modello che necessita di strumenti idonei che permettono di lavorare in massima sicurezza e in conformità con tutte le norme vigenti.
È qui che entra in gioco l’importanza cruciale del Cloud, lo smart working richiede la disponibilità continua delle risorse aziendali (dati e programmi) e garanzie assolute su sicurezza e protezione dei dati.
Secondo Deloitte, le attuali misure di emergenza aiuteranno le aziende a salvaguardare il proprio processo produttivo e agiranno da catalizzatore per i processi di Cloud Transformation già avviati. Per le aziende italiane, sarà inoltre l’occasione giusta per mettersi in pari con le altre realtà europee, dove gli investimenti cloud sono una certezza per il 62% delle imprese. Questi dati sono contenuti nel report Deloitte “Innovazione in Europa 2019”