Il Cloud sta prendendo sempre più piede nelle aziende italiane ma presenta ancora dei contorni poco chiari per Responsabili e CEO.

Abbiamo raccolto le cinque domande più frequenti a cui abbiamo cercato di dare una risposta.

1. Dove sono i miei dati?

I dati vengono ospitati in Datacenter sicuri, di proprietà del provider o in gestione a quest’ultimo. Questi Datacenter possono trovarsi su territorio italiano o in altri Stati Membri dell’Unione Europea. E’ bene precisare, infatti, che con “estero” si intendono paesi dell’UE, come da Regolamento generale sulla protezione dei dati del 2016. Al contrario di quanto a volte sostenuto, le aziende italiane non sono obbligate per legge a mantenere i dati entro i confini nazionali, ad eccezione di alcuni casi speciali e diversamente regolamentati.

Il fatto che i dati siano lontani dall’ufficio e/o addirittura al di fuori dell’Italia, ma sempre in Europa, non significa che siano più a rischio: i dati rimangono comunque di esclusiva proprietà dell’utente, l’unico ad avervi accesso. La privacy è quindi garantita al 100%.

E’ un po’ come utilizzare delle cassette di sicurezza per proteggere i propri oggetti personali: i propri beni sono al sicuro ma chi li monitora non sa cosa ci sia dentro.

Molti vengono un po’ intimoriti dal fatto di avere, per esempio, i propri dati in Francia invece che in Italia. Il timore, a ben pensarci è infondato: il Datacenter garantisce gli stessi identici parametri di sicurezza. Il provider è lo stesso ma alloca le risorse in più aree geografiche proprio per ridurre il rischio di perdita dei dati.

In più, i dati sono soggetti a crittografia. Cosa vuol dire questo? Le informazioni non sono trasmesse in chiaro bensì risultano illeggibili se non attraverso un’apposita chiave, appunto, di crittografia.

E’ un po’ come utilizzare delle cassette di sicurezza per proteggere i propri oggetti personali: i propri beni sono al sicuro ma chi li monitora non sa cosa ci sia dentro.

2. Se i miei dati sono su Internet, tutti possono vederli?

Il Cloud permette di poter accedere ai propri dati da qualsiasi dispositivo in quanto l’unico presupposto per farlo è quello di avere una connessione Internet. Questo è un vantaggio enorme: non è necessario essere davanti al pc dell’ufficio in cui sono stati salvati i dati ma posso decidere di accedervi da smartphone, dal pc di casa, da un tablet, in qualsiasi momento.

“Avere i dati su Internet” non è sinonimo di “Tutti possono vederli come se fosse un risultato di ricerca Google”: nella nostra casella di posta, che si appoggia su una linea internet, nessuno può accedervi se non noi, dotati di account e password. E se questo non bastasse, ci sono diversi step di identificazione che compongono quella che viene chiamata “autenticazione a due fattori”. Oltre alla coppia di credenziali viene chiesto un terzo elemento come: seconda mail, numero di telefono, link di conferma. Nella nostra posta abbiamo diversi dati sensibili eppure non ce ne crucciamo. E in effetti questi sistemi di posta elettronica sono dei servizi Cloud (servizi SaaS, ad essere precisi) e li utilizziamo, magari senza neppure saperlo.

3. Se la linea internet non funziona?

 E se non funzionasse la corrente elettrica?

 Alla base, il problema potrebbe essere lo stesso. Come esistono per la corrente elettrica dei dispositivi in grado di garantire la continuità dell’erogazione (magari per  un tempo limitato), così è possibile fare anche con la connessione Internet. Oggi, le linee tradizionali (fibra, ADSL) possono essere affiancate a collegamenti wireless  (LTE, Sat, Wi-Max) che garantiscono continuamente la connettività verso internet.

 Essendo il dato in cloud, per assurdo, un semplice smartphone potrebbe essere impiegato come “ponte” per continuare a lavorare senza fermi lavorativi.

4. Se non ho i dati sul mio pc, come faccio a fare il backup?

Il fatto che i dati siano salvati in cloud non significa che non debbano/possano essere sottoposti a backup. Esistono molti strumenti che consentono il salvataggio dei dati partendo da una sorgente in cloud per conservarne una copia in un archivio locale oppure in un cloud alternativo.

Spesso, infatti, è opportuno integrare dei processi di backup ai già esistenti meccanismi di conservazione del Cloud. Facciamo un esempio: viene accidentalmente eliminata una mail aziendale, sia dalla posta in arrivo, sia dal cestino. Effettivamente, è possibile recuperare tale mail ma per un periodo di tempo limitato: una volta trascorso questo periodo, l’informazione è persa per sempre.

Con il backup, invece, in base alle linee guida stabilite a livello aziendale, è possibile avere la copia dei dati per un lasso di tempo molto più lungo e procedere con il ripristino.

5. Se tutto è in Cloud, qual è la sorte del mio IT interno?

Il Cloud non sostituisce per forza di cose il reparto IT aziendale. Di certo, un partner tecnologico può occuparsi totalmente o parzialmente degli aspetti “cloud” dell’azienda. Questa decisione può essere presa per due ragioni: 1) si vuole passare al Cloud ma non ci sono forti competenze interne in questo ambito; 2) Le attività IT aziendali sono talmente varie e numerose che l’azienda ha preferito esternalizzare parte di queste funzioni ad un partner fortemente specializzato in tematiche Cloud.

Il reparto IT rimane fondamentale se:

  • si vuole passare al Cloud solo parzialmente

  • si vuole rimanere aggiornati e competitivi puntando molto su Ricerca & Sviluppo

  • funge da tramite tra i servizi Cloud e il resto dell’infrastruttura IT

La funzione dell’IT aziendale, in particolare il ruolo del CIO (Chief Information Officer), si sta trasformando diventando un perno per la crescita e il business aziendale, affiancandosi alle altre figure decisionali.

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